Dungeons of Dredmor è un gioco di ruolo stile roguelike, evidentemente indie, che non punta certo su particolari virtù tecniche per coinvolgere il giocatore.
Dungeons of Dredmor è un gioco di ruolo di grande caratura, nonostante l'apparente semplicità e nonostante sia pervaso di ironia.
Tra skill, crafting, dungeon casuali e mostri di ogni tipo le ore di gioco passano quasi senza accorgersene e ci si trova sempre più invischiati dentro i suoi raffinati meccanismi da GDR puro.
All'inizio bisogna creare il proprio eroe, dandogli un nome e selezionando sette abilità tra una rosa di trentasei.
Ogni abilità sblocca una serie di poteri su cui si potranno spendere i punti accumulati salendo di livello e che, ovviamente, producono effetti diversi sul gameplay.
Le abilità sono divisibili in tre macro categorie: da guerriero, da mago e da ladro. In realtà l'idea delle classi è abbastanza fittizia, perché al giocatore è permesso scegliere le abilità che vuole e di usarle come meglio crede. A differenza di altri giochi, in Dungeons of Dredmor le scelte influenzano enormemente il gameplay. Una partita giocata con un personaggio mezzo ladro e mezzo guerriero è completamente diversa da una giocata con un guerriero puro o con un mago. Ogni scelta apre delle possibilità ma ne chiude altre, determinando approcci differenti ai pericoli.
Deciso il personaggio ed entrati nel dungeon, abbiamo subito sperimentato la bastardaggine del sistema di creazione casuale dei livelli. Aperta la prima stanza ci siamo trovati a combattere contro sei pipistrelli che ci hanno spazzati via come polvere. Cosa potevamo fare armati di una spada di legno e vestiti con un maglioncino da aperitivo contro tutti quei mostri famelici? La cosa ci ha un po' terrorizzati: il gioco è così difficile? Fortunatamente, nelle partite successive non siamo stati così sfortunati e tutto è filato abbastanza liscio, anche se siamo morti più volte prima di decidere di deselezionare la modalità hardcore che cancella i salvataggi in caso di decesso prematuro (la casualità apre le porte a molti imprevisti).
Infine, siamo giunti a combattere contro Lord Dredmor. Il bello è che abbiamo accumulato diverse ore di gioco senza quasi accorgercene, tanto eravamo presi dalla profondità di questo piccolo gioiellino, che oltretutto si è dimostrato rigiocabile più volte, senza stancarci mai. Insomma, vale tutti i quattro euro che costa e dura molto di più della stragrande maggioranza dei titoli tripla A. Cosa volere di più?
Screenshots.
Dungeons of Dredmor è un gioco di ruolo di grande caratura, nonostante l'apparente semplicità e nonostante sia pervaso di ironia.
Tra skill, crafting, dungeon casuali e mostri di ogni tipo le ore di gioco passano quasi senza accorgersene e ci si trova sempre più invischiati dentro i suoi raffinati meccanismi da GDR puro.
All'inizio bisogna creare il proprio eroe, dandogli un nome e selezionando sette abilità tra una rosa di trentasei.
Ogni abilità sblocca una serie di poteri su cui si potranno spendere i punti accumulati salendo di livello e che, ovviamente, producono effetti diversi sul gameplay.
Le abilità sono divisibili in tre macro categorie: da guerriero, da mago e da ladro. In realtà l'idea delle classi è abbastanza fittizia, perché al giocatore è permesso scegliere le abilità che vuole e di usarle come meglio crede. A differenza di altri giochi, in Dungeons of Dredmor le scelte influenzano enormemente il gameplay. Una partita giocata con un personaggio mezzo ladro e mezzo guerriero è completamente diversa da una giocata con un guerriero puro o con un mago. Ogni scelta apre delle possibilità ma ne chiude altre, determinando approcci differenti ai pericoli.
Deciso il personaggio ed entrati nel dungeon, abbiamo subito sperimentato la bastardaggine del sistema di creazione casuale dei livelli. Aperta la prima stanza ci siamo trovati a combattere contro sei pipistrelli che ci hanno spazzati via come polvere. Cosa potevamo fare armati di una spada di legno e vestiti con un maglioncino da aperitivo contro tutti quei mostri famelici? La cosa ci ha un po' terrorizzati: il gioco è così difficile? Fortunatamente, nelle partite successive non siamo stati così sfortunati e tutto è filato abbastanza liscio, anche se siamo morti più volte prima di decidere di deselezionare la modalità hardcore che cancella i salvataggi in caso di decesso prematuro (la casualità apre le porte a molti imprevisti).
Ricerca e sviluppo
Presa confidenza con i controlli e messa in conto la possibilità di trovare qualsiasi cosa dietro a ogni porta, abbiamo iniziato a gustare il sistema di gioco che permette di fare moltissime cose. Come guerrieri specializzati nella fabbricazione della armi (per creare oggetti di qualsiasi tipo basta selezionare una ricetta di cui si hanno tutti gli ingredienti e confermare la scelta), siamo andati in perlustrazione di ogni anfratto dei dungeon alla ricerca di materiale buono per potenziare il nostro equipaggiamento. Ben riforniti di armi, corazze e oggetti curativi (cibo e pozioni), abbiamo affrontato centinaia di mostri (pipistrelli, slime, zombi, robot e così via), attaccandoli premendo il tasto sinistro del mouse, o usando abilità speciali e armi da lancio con il tasto destro. Abbiamo svolto decine di quest assegnateci dalla dea delle quest (sembra uscita da Pollon) e imprecato per la macchinosità dell'interfaccia, che rende una pena fare selezioni o vendere gli oggetti nei negozi gestiti da clown (molto amici della dea delle quest), sparsi per i livelli.Infine, siamo giunti a combattere contro Lord Dredmor. Il bello è che abbiamo accumulato diverse ore di gioco senza quasi accorgercene, tanto eravamo presi dalla profondità di questo piccolo gioiellino, che oltretutto si è dimostrato rigiocabile più volte, senza stancarci mai. Insomma, vale tutti i quattro euro che costa e dura molto di più della stragrande maggioranza dei titoli tripla A. Cosa volere di più?
Screenshots.
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